Femminismo, pornificazione e discriminazione

Semplifico e generalizzo, ma non riesco a trattenermi dal commentare un articolo che ho letto da poco su “D”: La marcia delle Bambole, di Mara Accettura. Qui si parla di una certa Natasha Walter, femminista, e del suo ultimo libro “Living Dolls”.

 

Premetto: sono convinta che qui in Italia non abbiamo ancora raggiunto la parità dei diritti e che ci muoviamo in una cultura ed una tradizione saldamente maschio-centrata. Penso anche che sono tanti i settori in cui ancora non si tiene conto in modo adeguato della differenza dei sessi (basti pensare alla medicina). Ciò nonostante mi sento di dissentire con alcuni pensieri proposti nell’articolo. Per esempio, qui si sostiene che il femminismo è svanito e che le donne sono ancora più mercificate e svilite che in passato. Da questa prospettiva, si dà alla parola “femminismo” principalmente il significato di contrasto attivo alla discriminazione e subordinazione delle donne rispetto agli uomini.  Pur quanto sia convinta che di strada da fare ce ne sia ancora tanta, non penso che la “pornificazione del corpo femminile” sia necessariamente un segno di passiva subordinazione come sostenuto nell’articolo. Mi pare infatti che il “femminismo” abbia preso altre strade, ben diverse da quelle previste dall’attivismo politico degli anni ‘70. Quello di oggi non è un femminismo intellettuale (ed anzi in questa non intellettualità rivendica una distanza dal maschilismo), ed è meno politico e politicizzato che in passato. E’ un femminismo che si scontra soprattutto a livello sessuale e sociale in un contesto che è pornificato in generale, indipendentemente dai generi. A me viene quindi da pensare che questa pornificazione sia piuttosto un atteggiamento cercato e goduto. Un modo per avere maggiore controllo su un corpo che vive in una cultura corpo-dedita. Trovo quindi più “merce” gli uomini che sono vincolati ad una autoeducazione erotica in cui i principali parametri di riferimenti sono sempre gli stessi film porno del passato—rotondità, unghie lunghe e bocche aperte. Imparano a sbavare davanti a due palloncini di silicone coperti di pelle umana (vedi boom di bambole al silicone). Non a caso l’impotenza maschile e la paura del confronto sessuale sono in costante aumento e mi viene il sospetto che persino il numero degli omosessuali sia aumentato a causa—certo non unica—di questa costrizione culturale. Paradossalmente l’omosessualità maschile si ribella proprio alla pornificazione femminile e diventa il nuovo femminismo . Certo, non riesco ancora a guardare le quindicenni svestite, taccate e caciarone senza provare un misto di fastidio e commiserazione, ma non perché mi sembrino passive e mercificate quanto piuttosto perché i loro tentativi mi paiono maldestri ed ingenui di fronte ai veri esempi di gestione della pornificazione come Madonna ed ogni altra cantante pop di largo consumo dopo di lei.

(originalmente pubblicato 15 aprile 2010)