Musica e tecnologia

Da quando ci sono le foto digitali non faccio più foto. Non le raccolgo, non le cerco, non mi interessano più. E' la loro quantità che mi ha allontanato. Così come da quando ci sono gli MP3 non ascolto più musica. Prima avevo una discreta collezione di CD e di LP. Sapevo esattamente cosa avevo e dove stava. Conoscevo ogni traccia anche se non ogni titolo. Quando ascoltavo musica, mettevo un CD e poi, se avevo tempo, mi sbizzarrivo a collegare i brani tra loro cercando nella mia collezione con mano certa. Adesso non so nemmeno quanti brani ho. Tanti, tantissimi, persino artisti che non conosco e che forse non ascolterò mai. Se per caso ho voglia di sentire qualcosa di particolare, di specifico, non riesco perché in genere non mi ricordo il titolo o l'autore così trovarlo diventa impossibile. Allora seleziono l'opzione "brani casuali" dove il lettore passa indifferente da Verdi a Miles Davis e poi alla sigla degli UFO ROBOT. Non riconosco più i brani, non li ascolto più con passione anzi, li temo quasi e allora, per semplicità, ho smesso di ascoltare musica e rimango in compagnia di me stessa e dei rumori della campagna.

Anche regalare musica adesso è un problema. Non sai sei la persona a cui vorresti donare l'ascolto di una certa canzone, gradisca i CD oppure preferisca non avere plastica in eccesso da sistemare in qualche parte della casa.  D'altra parte, per dedicare un brano a qualcuno adesso, basta andare su UTube, cercarlo e postarlo su Facebook. Niente di più semplice. Per di più gratuito, ma è un po' come mandare una cartolina elettronica. 

Non riesco a non chiedermi quindi cosa dev'essere successo ai musicisti di un tempo, quando hanno scoperto che la loro musica si poteva registrare e riascoltare all'infinito, senza bisogno della loro presenza... 

(originalmente pubblicato 17 aprile 2010)