Beo-grad

Poesia pubblicata a cura del Circolo Culturale Lunaria nella raccolta Agosto 2006. Pg 77-8.

Beo-grad  

Bianca città è il suo nome,
ma grigio il suo colore
sporcato di rancore.
Grigia come il tetto di un soffitto 
imbottito da strati di desideri
sillabati sottovoce dai ceri
disposti con sincera devozione
in file ordinate come le macchine emigrate 
al confine della speranza.

Donne addobbate come vetrine,
donne sicure come matrone
donne maestose, 
come le statue sontuose del milite ignoto.
Monumento devoto al silenzio, 
unica risposta possibile alla vista di ciò che resta
dopo la festa della deflagrazione.

L’intonaco è graffiato, arrabbiato.
I fili arrugginiti di torri demolite
volano immobili al grigio del vento
in posa per i turisti 
sprovvisti dell’esperienza della violenza 
di un bombardamento.

Siamo tendini, Dicono i cittadini non più albini.
siamo nervi duri:
ci masticano e poi ci sputano fuori.

Eppure le voci ridono e i desideri corrono,
i bimbi chiedono e i vecchi porgono
nonostante la storia, nonostante la gloria
persa, detersa, umiliata, ma non sconfitta.