Destino e responsabilità

Ci riteniamo responsabili della nostra personalità, almeno in parte, e del nostro destino. Se sono pigra, o aggressiva o… qualsiasi cosa venga considerato negativo in un questo momento storico, è colpa mia. Forse un pochino anche dei miei genitori, ma il senso generale è che dovrei darmi da fare per cambiare. Questa dinamica di giudizio si applica con maggiore forza, ho notato, soprattutto quando si tratta della capacità di controllarsi con il cibo. Gli obesi vengono criticati, anche se non sempre apertamente, perché ritenuti responsabili della loro condizione. Allo stesso modo, i medici, costretti ad alzare le mani e dare una risposta alle nostre mille impazienti domande, adducono spesso la causa che ha scatenato questo o quel problema di salute, allo stress. Come a dire: se tu fossi in grado di controllarti, di cambiare le tue abitudini, di essere più disciplinata, avresti meno stress nella tua vita e quindi non avresti quel problema. In other words: colpa tua. Eppure non riesco a credere che certi tratti del carattere siano dovuti a precisi aspetti e (mal)funzionamenti della nostra biologia. 

Ho conosciuto di recente una graziosa young lady, che mi ha colpito non solo per la freschezza, e intensità con cui vive la vita, ma anche per la straordinaria similarità che ha con il mio carattere. Molti tratti in comune, anzi, fin’ora non ho trovato niente di diverso tra noi, se non l’età. Ed è venuto fuori che abbiamo (o avevamo) la stessa patologia cardiaca. Allora mi sono chiesta appunto se tutti i tratti del mio carattere che, a volte almeno, vorrei diversi, non fossero in qualche modo, congeniti e quindi non modificabili—per lo meno non facilmente—proprio come la mia altezza, il colore dei miei occhi, o la dimensione delle mie orecchie. Sull’onda di queste riflessioni, ascoltavo un mio amico, raccontarmi della sua patologia. Questa volta diversa dalla mia. Mi diceva che era ansioso e che il medico gli aveva detto che i sintomi che gli capitavano erano causati dalla sua ansia. E mi chiedevo allora: siamo ansiosi perché abbiamo una certa disfunzione? Oppure abbiamo la disfunzione perché siamo ansiosi? Conclusioni non ne ho. Penso ai casi estremi, a quelli che si allenano a stare nel ghiaccio, senza respirare, a digiunare per mesi… Ci possiamo allenare, abituare, manipolare. Ci possiamo violentare, forzare, imporre. Possiamo persino credere di riuscire a controllare il nostro destino e la nostra vita, forse si… ma alla fine, l’unica grande opportunità mi sembra quella di esplorarsi e spingersi oltre i limiti che ci pare di avere per scoprire tutta la meraviglia che portiamo dentro senza saperlo. Per cui, al prossimo medico che mi dirà che sono stressata risponderò: e pensi che brava, nonostante tutto questo stress, sono ancora qua a fare del mio meglio…

(originalmente pubblicato 17 febbraio 2012)