La dittatura della felicità

Tempo fa ho messo sul mio profilo FB una foto scattata al lavoro dalla webcam. Subito arrivati commenti: “sei più bella quando sorridi”, “bella, ma seriosa”, “che aria triste!”…  E pensare che a me quella foto piace. Avevo scelto proprio quella perché mi vedevo tranquilla e soprattutto me stessa. Né più né meno. Ho risposto ai commenti rivendicando il mio diritto al muso lungo e per un po’ ho lasciato la foto lì. 

Ieri invece una mia amica mi ha chiesto se ero felice. Lì per lì non sapevo bene cosa risponderle. Mi pareva una di quelle domande che ci si fanno in quell’età in cui si decide chi si vuol essere da grandi. Ho fatto un inventario dei miei desideri e si, più o meno c’erano tutti. Mi sono creata la vita che ho desiderato, e questo mi ha garantito la felicità? Ci ho pensato bene e mi sono resa conto che la felicità non è tra le mie priorità. Non che mi piaccia essere infelice, tutt’altro, ma certo non rincorro la felicità. Se proprio devo trovarne uno, il mio imperativo di vita, la mia priorità, la mia necessità fisica, emotiva e mentale è quella di essere me stessa. E se questo implica avere il muso lungo, che muso lungo sia! 

E allora mi sono resa conto che essere infelici è un tabù, una malattia, un divieto. Quasi peggio che essere grassi. O vecchi. Quasi. E nelle giornate un po’ storte poi viene da chiedersi dove abbiamo sbagliato, noi, divinità pagane senza altari e senza carnevali. Perché in quei casi la presunta infelicità può addirittura diventare una colpa. La pubblicità è diventata la realtà e lo schermo è la norma. Non c’è più distanza tra surreale, virtuale e tangibile, se non fosse che per un'unica barriera, non solo semantica: le emozioni. Proviamo ancora emozioni, nonostante i denti bianco Dixan, i seni Saratoga, le ciglia lunghe come un’autostrada, i ventri di plastica come Big Jim e i capelli alla Wintour. E queste emozioni, a volte, si permettono di essere diverse dal copione fornito dal Grande Fratello. Come: non ridi? E perché mai? Ce l’hai la macchina, la casa, la barca, la carriera, la foto al mare caraibico, il libro pubblicato? E allora che ti manca per essere felice? Non mi manca niente, nemmeno una lista di desideri, semplicemente, molto semplicemente, evitare la trappola della felicità mi alleggerisce l’animo. Vuoi mettere? Buoni sorrisi!

(originalmente pubblicato 29 febbraio 2012)