Concordia

La concordia era una nave. No. La concordia era una città. Bel nome per una città. Una città di metallo, legno, vetro e plastica. Una città che è affondata. No. Una città che è cascata su un fianco, come un animale abbattuto: quando casca, non si rialza più. E così è lì, sfiancata. I motori si sono fermati, la musica è affogata. E lei è rimasta così, mezza coperta e mezza in mostra. La concordia era un urlo orgoglioso contro al mare. Diceva, non mi fai paura. Io sono grande. Grande come una città. L'hanno costruita così. Una città in mare, per poter spostare un po' più in là l'orlo della gonna di mamma terra ferma. E la città si è trasformata, in labirinto. Corridoi come intestini, da percorrere per trovare la conferma della morte. E il filo di Arianna, non è stato tessuto con la speranza. La concordia era la promessa di felicità, di foto da mostrare, di sorrisi da mettere in tasca e conservare per gli ospiti buoni. La sotto regna il silenzio della placenta marina, mentre sopra continuano le urla di altre città. Concordia era il sinonimo di armonia e pace. No. Non più. Non solo.

(originalmente pubblicato 25 gennaio 2012)